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Combattere la desertificazione
E' un processo che coinvolge buona parte delle regioni del Sud Italia, inclusa la Lucania. A che punto è lo studio del fenomeno?

del 29/10/2004 - di Alfredo Pulvirenti  

La desertificazione è un processo che coinvolge buona parte delle regioni del sud Italia. Un processo che si compone di tanti fattori, come siccità ed erosione del suolo, deforestazione e cattivo sfruttamento delle risorse idriche. Motivi, questi ultimi due, riconducibili all’intervento umano spesso non programmato per tempo o mal gestito nell’ottica della conservazione delle condizioni geologiche necessarie a non favorire la desertificazione. La Basilicata, oggi, è una delle regioni italiane più a rischio, e l’impegno delle istituzioni si è concretizzato, in questi giorni, nella partecipazione della Provincia di Potenza ad un progetto di studio del fenomeno.

Sememed, questo il nome del progetto in questione, costituisce una possibilità di indagine a livello transnazionale per rilevare lo stato dei fenomeni della siccità e della desertificazione nel bacino del Mediterraneo occidentale. Il convegno si svolge attualmente a Palermo, e partecipano rappresentati delle istituzioni e studiosi universitari di diversi paesi bagnati dal nostro mare: Italia, Spagna, Grecia, Marocco e Tunisia.

La Basilicata sta partecipando con le ricerche di un team di studiosi coordinati da Alessandro Attolico (Dirigente Unità di Direzione Pianificazione Territoriale e Ambiente, presente a Palermo, rappresentate della Provincia) e Paolo Harabaglia (Università degli Studi della Basilicata): il team ha lavorato, in una prima fase, ad una ricognizione delle risorse idriche sul 60% del territorio provinciale, catalogando 408 sorgenti. Inoltre è stato realizzato un progetto pilota con cui verificare l’influenza della sismicità sul livello delle risorse idriche nell’ultimo secolo.

La seconda fare del lavoro di ricerca, più lunga della prima (21 mesi anziché 18) servirà a delineare un quadro più preciso e attendibile sulla situazione delle falde acquifere ed elaborare strategie di intervento utili alla prevenzione della desertificazione. Ancora una volta potrà risultare utile l’incrocio dei dati sulla sismicità e sulla desertificazione, benché i due fenomeni siano solitamente considerati scollegati.

Resta da sottolineare comunque che l’indagine, utilissima dal punto di vista conoscitivo, dovrà essere accompagnata, in un secondo tempo, da atti pratici che regolino i fenomeni di deforestazione (molto praticata nel secolo scorso), di urbanizzazione, di sfruttamento errato dei fiumi e del conseguente arretramento della linea di riva, che avviene in buona parte del litorale ionico e costituisce uno dei punti più attuali del fenomeno della desertificazione.

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Potenza, 25 ottobre 2004 - 13:55

 

Desertificazione e sismicità, provincia partecipa a progetto europeo

 

Desertificazione e sismicità sono due concetti ritenuti spesso scollegati tra loro, ma che possono essere di utilità reciproca nel fornire dati da incrociare, interpretare, catalogare. Lo dimostra Sedemed, il progetto transnazionale per lo studio dei fenomeni della siccità e della desertificazione nel bacino del Mediterraneo occidentale che in un convegno di studi a Palermo ha appena avviato la sua seconda fase. Sedemed II vede tra i protagonisti la provincia di Potenza, oltre a numerose agenzie per la protezione ambientale ed università dei Paesi che orbitano sul bacino del Mediterraneo occidentale (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Marocco e Tunisia).

I ricercatori lucani, coordinati da Alessandro Attolico (dirigente unità di direzione pianificazione territoriale e ambiente, che ha rappresentato la Provincia a Palermo) e Paolo Harabaglia (università degli studi della Basilicata), hanno lavorato nella prima fase ad una prima ricognizione delle risorse idriche che ha interessato circa il 60% del territorio provinciale, permettendo di catalogare ben 408 sorgenti; a tale fase è seguito un progetto pilota per verificare, mediante una rete di centraline multi-parametriche, l'influenza dei fattori tettonici, ed in particolare della sismicità, sul livello delle falde acquifere nel corso dell'ultimo secolo. La seconda fase del progetto, che può contare su un budget di 198 mila euro, si annuncia come il naturale completamento del lavoro già avviato, ma su un arco temporale più lungo (21 mesi contro i 18 della prima fase) che consentirà di ottenere dati statisticamente più attendibili. (cor

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