Alla Federazione Italiana delle Scienze della Terra

Al Consiglio Nazionale dei Geologi

e p.c.    al Consiglio Universitario Nazionale

 

 

Lettera aperta alla Comunità delle Scienze della Terra

Cosa c’è dietro il mancato sviluppo delle Scienze della Terra nell’Ateneo del Texas d’Italia?

 

         

La chiamano la Svizzera del Sud, dove “la mafia non esiste”: galleggia su uno dei giacimenti petroliferi più ricchi d’Europa, vanta uno dei bacini idrici più generosi d’Italia e ha un grande  gioco d’affari che hanno reso la Basilicata “una questione morale”. Il suo Ateneo tiene nell’angolo i geologi e la Regione li "snobba" in un territorio devastato dal dissesto idrogeologico. Perché? L’inchiesta giudiziaria Toghe Lucane qualche risposta la fornisce.

Siamo arrivati all’epilogo: volevano “farmi fuori” e si ritrovano indagati

Una competizione professionale a colpi di Magistratura.......e non solo.

Hanno cercato di "farmi fuori“ con un polverone giudiziario per chiudere il Dipartimento di Scienze Geologiche (così si dice nelle intercettazioni), screditarmi professionalmente e mettere a tacere una delle voci critiche sulla gestione ambientale del territorio lucanoL’istituzione del dipartimento non era stata condivisa: disturbava equilibri consolidati in un Ateneo molto chiacchierato per gli affari e le consulenze.

Hanno però "toccato duro".  Ci sono voluti 5 anni, ma la trama è stata scoperta e documentata, e i responsabili controdenunciati: la DENUNCIA a mio carico era un FALSO…… tutto era preordinato.....

La Procura di Potenza ha certificato l’esistenza di più procedimenti penali in cui io risulto “parte lesa”. Tra questi, un procedimento per truffa, abuso d’ufficio e rifiuto d’atti d’ufficio a mio danno per cui è finito indagato, tra gli altri, il rettore A. Tamburro (deceduto) insieme all'ex rettore F. Lely Garolla e i ricercatori G. Comunale e P. Harabaglia: quest'ultimo dovrà rispondere di truffa, calunnia e simulazione di tracce di reato.

Il TAR Basilicata ha riconosciuto che sono stata oggetto di mobbing nei confronti del ruolo da me ricoperto come direttore del Dipartimento.

Il Consiglio di Stato ha ordinato per tre volte il mio reintegro in servizio, imponendo al rettore A. Tamburro l’ottemperanza ai suoi provvedimenti e condannando l'Università della Basilicata al pagamento delle spese di giudizio.

 

 

E si scopre che i denuncianti sono i responsabili della malagestione dei progetti europei

E’ storia degna delle favole di Esopo, in cui si scopre che il supermoralista scatenato nel vituperare l’avversario si riveli essere come quel bue che dava del cornuto all’asino. 

Incredibile ma vero, hanno taciuto sulla malagestione e sui danni dei progetti europei POP-FESR dell'Unibas, ed hanno invece sollevato un polverone sul mio che, a seguito delle raccomandazioni di dirigenti regionali, era riuscito a non ripetere i loro danni e ad essere anche elogiato dagli enti locali per la grande mole di dati e l'unico ad essere pubblicato a loro spese e divulgato online sui loro siti. Avevo scongiurato la revoca del cofinanziamento europeo rendicontando entro le tassative scadenze europee, e avevo proseguito la ricerca per altri due anni, fornendo anche risultati aggiuntivi non previsti dal piano di finanziamento per un valore di diverse centinaia di migliaia di euro (consegnati nel 2003 all’Autorità di Bacino).

Incredibile ma vero, a denunciarmi sono stati proprio i responsabili dei progetti cui per irregolarità contabili era stato revocato il cofinanziamento europeo di centinaia di migliaia di euro !  Ma il mio progetto  aveva decretato sul territorio nuovi referenti scientifici per “l’acqua”, tema di ingenti e ambitissimi finanziamenti, e aveva permesso di realizzare qualcosa di troppo buono per non suscitare tempeste di fango.

Una volta chiamati a dar conto del proprio operato, i solerti censori sono improvvisamente ammutoliti. Ci sono volute interrogazioni sui giornali, su internet, in Consiglio Regionale, in Parlamento e alla Commissione Europea per documentare (e solo grazie a quest'ultima.....) che i responsabili di tale malagestione erano proprio loro, i solerti censori, ovvero i vertici dell’Ateneo !

E’dal 2006 che attendiamo la conclusione delle indagini giudiziarie su questa vicenda e la prescrizione è vicina.

 E si scopre che la denuncia è “UN FALSO” e che….

Per «farmi fuori» hanno inviato alla Procura della Repubblica una denuncia autografa del rettore dell’epoca F. Lelj Garolla, con una lettera del Preside di Scienze A. Tamburro e i rilievi dei Revisori dei Conti al mio dipartimento: gli stessi rilievi che erano stati ritenuti inconsistenti dal direttore amministrativo dopo le mie controdeduzioni ! Una perizia grafica ha stabilito che la denuncia del rettore Lelj Garolla è un "FALSO", che la firma del rettore è "APOCRIFA", e che tale nota è stata "INTERAMENTE STILATA E SOTTOSCRITTA DAL PRESIDE A. TAMBURRO"….

Il polverone giudiziario, alimentato da conflitti di interesse e basato su segnalazioni di reato infondate ed opinabili, serviva a delegittimarmi professionalmente e a giustificare una sospensione facoltativa (mai adottata prima in un Ateneo che pure ha visto pluririnviati a giudizio e condannati) con la quale “farmi fuori” definitivamente (vista la lunghezza dei processi), togliendomi la direzione del dipartimento per cercare di chiuderlo. In mia assenza è stata alimentata la diaspora dei geologi, smembrando il dipartimento e commissariandolo due volte in attesa di chiuderlo, tra le ire di docenti e studenti.

E può anche accadere che la divulgazione scientifica intralci enormi affari: una “ritorsione giudiziaria”

Le indagini sono state condotte in maniera molto approfondita per trovare prove a mio carico e talmente sommaria per le prove a mio discarico (obbligatorie in base all’art. 358 del codice penale), da ignorare anche prove presenti agli atti giudiziari e da formulare ipotesi di reato per delle nequizie che, se avessero valenza penale, dovrebbero far incriminare tutta l’Università.

Delegato alle mie indagini era l'ex col. dei Carabinieri Pietro Gentili, capo della Polizia Giudiziaria di Potenza. Costui, che secondo le cronache (cfr La Stampa) sarebbe stato rinviato a giudizio per favoreggiamento in un caso di omicidio, è stato indagato dal PM L. de Magistris con l'accusa di essere il riferimento nell’ambito della P. G. del presunto “comitato d’affari” al centro dell’inchiesta “Toghe Lucane", e di avere atteggiamenti ritorsivi nei confronti di coloro che potevano ostacolare la realizzazione del complesso turistico Marinagri, di cui era socio e poi responsabile della sicurezza.

In una regione dove il silenzio è d’oro, dove veleni e menzogne sono tutt’uno, dove per rimanere a galla devi essere silente, dove si tace anche quando è a rischio l’incolumità pubblica, - dal miele avvelenato da idrocarburi, alle navi affondate nello Ionio, agli studi sulle dighe, ai veleni di Tito, alle falde acquifere avvelenate di Melfi, ecc., - e dove, se scoperti, si corre subito a dichiararsi neutrali, io avevo fatto una denuncia pubblica sui rischi  geologici di un enorme affare.

Una «ritorsione giudiziaria» ha ipotizzato la Procura di Catanzaro per la mia vicenda: non solo per aver richiamato l’attenzione sulla malagestione dei progetti europei, ma anche per aver pubblicamente bocciato l’affare sui rifiuti radioattivi di Scanzano, quello più consistente (10 mila miliardi di lire) cui mirava il presunto “comitato d’affari”. Durante la rivolta popolare del novembre 2003 avevo spiegato a milioni di italiani sulle reti televisive nazionali (TG3, Ambiente Italia) i rischi geologici del sito di scorie nazionale di Scanzano, illustrando inequivocabili documenti scientifici, mentre finanche i quattro docenti dell’Unibas pagati dalla Regione per una consulenza tacevano , l’approvazione del loro studio veniva inspiegabilmente ritirata nella Giunta Regionale del 9 luglio 2002 (delibera 1243/2002), i risultati della consulenza rimanevano ignoti e il governatore Bubbico querelava il Ministro Giovanardi. Una storia molto strana: ignoravo che tra i quattro consulenti ci fosse anche un professore del dipartimento che dirigevo e che nel 2003 mostrò "stupore". Durante la rivolta popolare del 2003 lo studio non venne tirato fuori e fu a me che venne richiesta collaborazione, ed in particolare la redazione di una relazione scientifica che dimostrasse l'inidoneità geologica del sito di Scanzano. Cosa che feci insieme ad altri tre colleghi e senza alcun onere per la Regione; la relazione fu usata ed esibita nelle sedi romane per controbattere la scelta del sito nazionale di scorie di Scanzano.......

Tutto ciò è avvenuto in un territorio che, secondo il pentito Fonti, insieme alla Calabria sarebbe ridotto ad un cimitero di rifiuti radioattivi , dove chi tocca i fili muore, o viene trasferito (come alcuni magistrati) o viene licenziato.

Era pertanto prevedibile un mio analogo intervento pubblico sul rischio idrogeologico del complesso turistico Marinagri (un altro grande affare al centro di intricati intrecci e vicende), nel momento in cui fosse esplosa l’inchiesta giudiziaria in corso (cominciata nel 2002, archiviata dalla Procura di Matera nel 2005 e riaperta dal PM L. de Magistris a Catanzaro). Il mio intervento avrebbe avuto effetti devastanti per il contributo pubblico di 26 milioni di euro, e non solo...: non a caso Marinagri è stato sequestrato anche per il rischio idrogeologico.  Il villaggio è stato realizzato, infatti, nell’alveo di piena e alla foce del F. Agri (un fiume che ha già causato esondazioni nel metapontino), a valle di due dighe (in zona sismica) e nella fascia di sommersione da onda di piena in caso di loro cedimento, in un’area sottoposta a vincolo di inedificabilità (fino all’aprile 2009) dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) e a tutela ambientale, perché Sito di Importanza Comunitaria (SIC). Un vero e proprio "crimine" per l'ex PM de Magistris.

Secondo quest'ultimo, in Marinagri erano interessati a vario titolo anche alcuni magistrati lucani, oltre al col. Gentili. Per costoro il successore di De Magistris, il PM V. Capomolla, ha chiesto archiviazione, ma è stato querelato, con l'accusa di aver spezzettato l'inchiesta in tanti piccolissimi stralci, rendendo così difficile sostenere l'accusa della "associazione a delinquere"  e il ritrovamento delle prove certe. Il giorno 11 dicembre 2009 la Procura di Catanzaro ha stabilito il dissequestro di Marinagri con modalità che lasciano a dir poco sconcertati , causando dichiarazioni "forti" di M. Pannella e C. Vulpio.

Ho visto cose che voi umani….

Paese medioevale, la Basilicata è ricchissima di risorse naturali e di fondi europei gestiti dalla Regione per uscire dal sottosviluppo, ma è al terzo posto per povertà e per truffe europee. Tutto ruota intorno alle clientele partitocratiche, i contatti personali e le entrature valgono più delle regole o del merito, e pertanto a nessuno conviene denunciare. Il sistema lucano è stato descritto nel libro "Roba Nostra" di Carlo Vulpio. Ci sono storie comiche, come quella dei bachi da seta fantasma, o progetti europei realizzati a tempo di record: solo 20 giorni!

Toghe lucane” è l'indagine del PM L. de Magistris su un presunto “comitato d’affari” in Basilicata che avrebbe messo le mani su tutto e che secondo l’accusa avrebbe fatto capo al già governatore, sen. F. Bubbico (DS) . Questo comitato avrebbe operato, secondo l'accusa, con la complicità di uomini politici, magistrati, forze dell’ordine, professionisti e imprenditori e sarebbe stato in grado di gestire un secondo livello di giustizia: se c’era un reato il magistrato nascondeva, il poliziotto avvisava l’indagato, il politico di destra e di sinistra continuava a fare pastette. Chi non si piegava finiva sotto il "caterpillar della giustizia" (cfr Il Quotidiano), usata come una clava: «Condizionavano procedimenti penali, delegittimavano e condizionavano appartenenti alle istituzioni, persone della società civile che osavano denunciare il malaffare dei colletti bianchi, inermi cittadini che si imbattono nell’orbita dei centri di potere occulti ...».

““Sappiate che questa cosa non si realizzerà mai. Contro la realizzazione del dipartimento io farò tutto quello che è in mio potere con mezzi leciti o anche meno leciti per impedire che questa cosa avvenga””

Questo avrebbe dichiarato ad alcuni ricercatori del Centro di Geodinamica (secondo quanto a me riferito) l’allora Preside di Scienze, il chimico prof. A. Tamburro (poi rettore), prima che io arrivassi in Basilicata nel 1998 e mi impegnassi per l'istituzione del dipartimento geologico.

E’ cominciata così. Lui, da sempre considerato il rettore ombra dell’Unibas, aveva un interesse diretto: tra l'altro era il convivente della prof.ssa C. di Maio, ingegnere geotecnico, nonchè direttrice del dipartimento geo-ingegneristico alternativo a quello geologico, il DISGG (Dip. di Strutture, Geotecnica e Geologia Applicata all’Ingegneria). Questo era il tradizionale referente sul territorio per le consulenze nel settore geologico-applicativo (comprese quelle sull' "acqua") e nel 2000 aveva espresso parere contrario all’istituzione del Dip. di Scienze Geologiche. La stessa Di Maio è consulente della Regione su temi geologici come le frane, tema su cui avevo ottenuto importanti finanziamenti per il mio dipartimento.

Tamburro, l’autore della denuncia a mio carico, è deceduto nel giugno 2009, prima che ottenessi l’ultimo documento giudiziario utile per questa lettera. Qualcuno penserà che è facile accusare un morto, perché non può difendersi: ma io ho sempre affrontato il Tamburro da “vivo”, arrivando anche a chiedere la sua interdizione dai pubblici uffici e pagando per le sue ritorsioni; il male, tuttavia, resta tale anche dopo la morte e non si può tacere.

Dopo avermi denunciato, il Tamburro aveva ostacolato il mio rientro in servizio in tutti i modi che la sua autorità gli consentiva, con interpretazioni palesemente scorrette delle sentenze del Consiglio di Stato a me favorevoli, con espedienti dilatori e con astuzie di vario genere. Aveva eseguito la prima sentenza del Consiglio di Stato solo dopo tre mesi e una diffida, grazie a questa inconsistente nota interlocutoria, omettendo anche di corrispondermi le differenze retributive di questi periodo; mi aveva risospeso proprio lo stesso giorno in cui il Consiglio di Stato emetteva la seconda sentenza a me favorevole .....Ero rientrata in servizio solo dopo un giudizio di ottemperanza.

Prima mi invitano a Potenza e poi mi scagliano contro un’indagine giudiziaria

Ero stata invitata nel 1998 a trasferirmi dalla prestigiosa Università di Catania a Potenza per dirigere un Centro e mi sono ritrovata in una “tomba”.

Ero stata invitata dal prof. C. Doglioni (di concerto con il Preside Tamburro), che allo scadere del triennio si era trasferito a Roma e che cercava urgentemente un sostituto alla direzione del Centro di Geodinamica. Mi erano state prospettate grandi potenzialità di sviluppo delle Scienze della Terra in questo giovane Ateneo ed anche l’arrivo dall’estero di due autorevoli geologi. Dopo molte perplessità (avevo già deciso di rimanere definitivamente a Catania), mi ero trasferita nel piccolo Ateneo lucano, dove i docenti forestieri in genere "se possono" scappano dopo aver svolto il periodo minimo triennale previsto dalla legge. Lo avevo fatto (ingenuamente) con spirito di servizio per un progetto culturale, per promuovere le Scienze della Terra in un Ateneo del Sud nato dopo il terremoto del 1980 per la difesa del suolo.

Grande è stata la mia sorpresa all'arrivo nel trovare una gruppo che era di parere del tutto contrario; dei due colleghi stranieri, poi, non c’era neanche l’ombra. Il disegno era preciso: i geologi dell’Ateneo erano stati divisi tra vari dipartimenti e facoltà e resi inoffensivi; ai geologi della Facoltà di Scienze spettava occuparsi della didattica e di una ricerca il più possibile avulsa dai rapporti col territorio: questi spettavano ad altri.

Che fare? Preso atto "dell'accaduto", mi sono rimboccata le maniche, cercando prioritariamente di aggregare i geologi in un dipartimento : ma ......

Il dipartimento geologico disturbava le tasche di molti attori e comprimari

Ai docenti dell’Università toccano consulenze e incarichi professionali di provenienza regionale, provinciale, comunale, ecc., corsi di formazione, progetti europei, ecc., che raddoppiano, triplicano.... gli stipendi dei docenti. Grandi sono gli appetiti e note fin sulla stampa sono le faide nell’Ateneo lucano per gli affari. 

Il Dip. di Scienze Geologiche da me diretto si è reso subito protagonista sul territorio, diventando competitivo sia in termini di abbattimento dei costi che di qualità dei prodotti forniti, mettendo in crisi grossi interessi economici. E' stato così preso di mira il mio progetto europeo POP-Agrifluid sulle risorse idriche e il monitoraggio dell’alta Val d'Agri, area petrolifera oggetto di enormi finanziamenti. Era il progetto più complesso e articolato, con ben nove gruppi di ricerca, tra cui l'autorevole gruppo idrogeologico dei proff. Civita e Vigna del Politecnico di Torino, non gradito da qualcuno in una regione afflitta dalla territorialità degli affari, dove anche modestissimi ricercatori all’occorrenza possono diventare “esperti scientifici” di faraonici (ma solo nei costi) progetti europei.

Ed è stata una guerra senza esclusione di colpi

I problemi sono cominciati al mio arrivo: il Preside Tamburro mi ha chiesto di non accogliere nel Centro da me diretto i geologi applicati per ovvii ma non dichiarati motivi. Non ho ottemperato alla sua richiesta e così, dopo neanche un anno, hanno chiuso il Centro che mi avevano chiamato a dirigere.  Poi - hanno rimosso l'efficiente personale amministrativo, - ci hanno lasciato nove mesi senza struttura, - hanno alimentato il disordine amministrativo con sei segretari amministrativi ad interim in quattro anni (alcuni privi delle più elementari nozioni di contabilità) inducendomi a declinare qualsiasi responsabilità, e poi  hanno inviato alla Magistratura i rilievi dei Revisori dei Conti al mio dipartimento prima di sentire le controdeduzioni del direttore. 

Gravissimi sono stati i danni: problemi giudiziari, perdita di fondi europei per errori amministrativi nell'ambito del POP-Agrifluid, distruzione del Lab. di Geologia Marina, danni alla ricerca e alla didattica per la perdita di chance (posta consegnata in ritardo e bandi scaduti, fatture non pagate, pratiche bloccate), ecc.

Il Dip. di Scienze Geologiche, attivato nel novembre 2000 con l’unanime opposizione dei dipartimenti di Ingegneria  e l’ostruzionismo del Tamburro , è stato subito ridotto ad un contenitore semivuoto, privo di personale tecnico su 13 laboratori.

Il gruppo geologico negli anni è stato sgretolato, a dire il vero senza troppe difficoltà.....Una parte dei docenti si è trasferita nel dipartimento di Chimica del rettore Tamburro, un'altra in quello della sua convivente (DISGG) e un'altra ancora è rimasta in quello geologico. Il direttore Luigi Coppola si è poi dimesso per protesta e gli studenti hanno denunciato i tentativi del rettore Tamburro di ridimensionamento e chiusura del dipartimento.  Sconcertanti le intercettazioni telefoniche: "Qui all'Università c'è uno sciacallaggio incredibile", "qui ognuno agisce per un proprio tornaconto", "non ci credo più, perchè dove mi volto volto vedo distruzione e voglia semplicemente di fare il proprio tornaconto e di distruggere".

Nel frattempo si concentravano su di me le attenzioni del Tamburro e di docenti del DISGG ad esso molto vicini:  il Preside A. Tamburro mi denunciava nel marzo 2002; il ricercatore P. Harabaglia causava gravissimi danni al mio progetto europeo e diventava l’informatore della Polizia Giudiziaria; il prof. M. Mucciarelli, consulente della Regione (anche sulla Val d’Agri), mi denunciava nell'ottobre 2004 (denuncia poi archiviata dalla Procura di Potenza), proprio quando su di me si abbatteva la bufera giudiziaria.

Ecco quello che hanno fatto……

Hanno prima arrecato gravissimi danni al mio progetto europeo POP-Agrifluid, che ho dovuto tamponare in qualche modo insieme ad altri colleghi. Alcuni collaboratori hanno omesso di consegnare i risultati o li hanno consegnati inservibili a fronte dei cospicui investimenti europei fatti su di loro, oppure non hanno utilizzato costose attrezzature appositamente acquistate, o le hanno utilizzate per obiettivi diversi da quelli del progetto. Poi ne hanno trafugato i documenti contabili, passando al setaccio missioni, acquisti, contratti. Ho presentato al rettore Lelj Garolla una richiesta di indagine amministrativa a carico di P. Harabaglia, ma la richiesta è rimasta inevasa.....

Poi hanno trafugato documenti scientifici del progetto: il plico postale del Politecnico di Torino è stato trovato aperto e privo di una delle copie della carta idrogeologica ancora inedita della Val d'Agri.

L’11 febbraio 2002, 4 mesi dopo la chiusura contabile dell'Agrifluid, sono arrivati nel dipartimento i Revisori dei Conti, che il 15 marzo 2002 hanno inviato i loro rilievi al rettore Lelj Garolla. Quest’ultimo il 18 aprile 2002 ha avviato la normale prassi amministrativa interna, inoltrandomi la richiesta di controdeduzioni che, come direttore,  gli ho fatto pervenire il 06 giugno 2002. Successivamente il direttore amministrativo mi ha riferito che era tutto a posto: non sono seguite contestazioni o procedimenti disciplinari (obbligatori e tempestivi in caso di presunte irregolarità).

Ma il 20 marzo 2002 il Preside Tamburro scriveva a mia insaputa un esposto a mio carico. Poco dopo la segretaria F. Lapenna, la ricercatrice G. Comunale e il ricercatore P. Harabaglia si trasferivano dal mio dipartimento, rispettivamente presso la segreteria e i dipartimento del Preside Tamburro e presso il dipartimento DISGG: quest'ultimo accettava la domanda di afferenza di Harabaglia il 17 aprile 2002......

In particolare, il Preside Tamburro scriveva una lettera nella quale segnalava al rettore Lelj Garolla presunte irregolarità gestionali relative al mio progetto POP-Agrifluid. Lui..... che per irregolarità contabili si era visto revocare dall'UE il cofinanziamento europeo del suo progetto da 760 mila euro (e tutto nel più assoluto silenzio)!

Nello stesso giorno il Tamburro scriveva e faceva pervenire (apparentemente) tale lettera al rettore F. Lelj Garolla (suo stretto amico), che con incredibile solerzia nello stesso giorno (20 marzo 2002) la trasmetteva alla Procura della Repubblica, allegandoci i rilievi dei Revisori dei Conti al mio dipartimento e una sua nota di accompagnamento autografa con numero di protocollo immediatamente successivo alla lettera del Tamburro!

Questa denuncia presentava diverse anomalie, tra cui l'efferata solerzia e le modalità dell'inoltro: la prassi amministrativa prevede infatti che, alla luce del rapporto fiduciario tra rettore, preside e direttore di dipartimento, si proceda a dei chiarimenti preventivi interni all'amministrazione prima di intraprendere azioni giudiziarie.

A consegnare alla Procura tali documenti non erano i diretti interessati, ma il prorettore ing. Rosa Viparelli: la stessa condannata dalla Corte dei Conti per danno erariale di 14.688,00 euro all'Ateneo, senza che il (futuro) rettore Tamburro  provvedesse a irrogarle una sanzione, neanche una piccola piccola.

Talvolta, però, si ha la fortuna di trovare carabinieri curiosi, di quelli che vogliono andare a fondo nelle indagini: non a caso si trattava del braccio destro dell'ex PM L. de Magistris nell'inchiesta "Toghe Lucane", il capitano P. Zacheo, uno di quelli subito allontanati dal PM con un trasferimento d'urgenza e una promozione sulla carta.

E così è nata l’idea di fare una perizia grafica sui documenti dell'esposto del Tamburro. La perizia non ha lasciato adito a dubbi: il Preside Tamburro aveva fatto tutto da solo, contraffacendo la grafia del Rettore Lelj Garolla nella nota di inoltro della denuncia alla Procura !

La gravità di tale azione, già di per sé eccezionale trattandosi di un pubblico ufficiale, diventa abnorme se si pensa che l’allora Preside Tamburro non era autorizzato a detenere i rilievi dei Revisori dei Conti al mio dipartimento e che li ha inviati alla Procura prima di attendere le controdeduzioni del direttore del dipartimento. Una azione di inaudita ferocia, che equivale ad “ammazzare” un direttore, chiamato a rispondere di quel disordine amministrativo del dipartimento per cui aveva sempre protestato, al punto da declinarne ufficialmente qualsiasi responsabilità. Un disordine che aveva causato inconsistenti rilievi dei Revisori dei Conti e ipotesi di reato, ma che aveva fatto gioco per la mia sospensione (insieme alle calunnie di P. Harabaglia). Il TAR Basilicata, infatti, si era appellato al numero delle accuse a mio carico per mantenermi sospesa ancora in fase di indagini preliminari, mentre neanche docenti condannati in primo grado erano stati sospesi.

Ma non è tutto. Le dichiarazioni rese dal Preside Tamburro alla Polizia Giudiziaria durante le indagini erano state così problematiche da indurre il PM requirente ad un confronto a tre tra il Tamburro, P. Harabaglia e un collaboratore al mio progetto, da cui erano scaturite dichiarazioni ampiamente divergenti.

Iniziava così la vicenda giudiziaria, per approdare poi al TAR e al Consiglio di Stato, con un defatigante, continuo pellegrinaggio tra TAR Basilicata e Consiglio di Stato, con decisioni di quest’ultimo Organo a me favorevoli, ma che il Tamburro, Rettore dell’Università della Basilicata, con espedienti dilatori, interpretazioni palesemente scorrette, astuzie di vario genere, poneva nel nulla, fino al giudizio di ottemperanza che gli ha imposto di rimettermi in servizio condannando l'amministrazione dell'Unibas al pagamento delle spese di giudizio.

Non avevano ottenuto quello che volevano e allora……

Il braccio operativo nella vicenda è stato Paolo Harabaglia, “carta conosciuta”: un ricercatore stretto amico del Tamburro, emigrato dal Dip. di Scienze Geologiche al DISGG.

Molto ben inserito nell’ambiente dei dirigenti degli enti locali (quelli che danno gli incarichi), al mio arrivo a Potenza Harabaglia si era subito premurato di presentarmene alcuni, proponendomi il loro coinvolgimento nel mio progetto europeo Agrifluid e suggerendomi addirittura i loro“congrui” compensi…... Mi aveva anche presentato i dirigenti di alcune società di Ingegneria, che cercavano di coinvolgere strutture dell'Università della Basilicata nei loro progetti europei, per conferirgli (ovviamente) maggiore autorevolezza.

Non pochi problemi mi aveva creato Harabaglia, legati anche ai suoi rapporti con certi enti locali, alcuni dei quali inspiegabilmente preferivano questo attempato ricercatore dal modesto curriculum scientifico a ben più titolati e competenti geologi del Centro/Dipartimento per delicati incarichi (retribuiti), come  quello di componente in commissioni per selezionare neolaureati in Scienze Geologiche.

Da me incaricato del censimento e monitoraggio delle sorgenti e delle piogge in Val d’Agri, Harabaglia si era rivelato molto più attento agli aspetti contabili del progetto che a quelli scientifici. Non aveva ottenuto quello che voleva ed era diventato ad un certo punto “poco collaborativo”, non eseguendo le istruzioni ricevute, fornendo anche dati inservibili o non fornendoli proprio, causando gravi danni al progetto e invalidando parte del finanziamento europeo, rifiutandosi di illustrare i risultati del suo lavoro nel convegno di fine progetto (un atto dovuto), nè consegnando tutti i dati utili per la pubblicazione finale del 2003. Strana coincidenza: in concomitanza con la denuncia del Tamburro, Harabaglia si era trasferito nel DISGG ed era stato piuttosto problematico riottenere le centraline multiparametriche a lui affidate per il monitoraggio delle sorgenti e dai risultati ignoti. Nella primavera 2002 me ne aveva restituite 4 su 5, dichiarando che la quinta era stata trattenuta dal prof. G. Mongelli (suo amico), allora afferente al dipartimento geologico e poi emigrato in quello del Tamburro. Ma il Mongelli non mi aveva mai chiesto l'autorizzazione a detenerla, così come previsto dai regolamenti.....

Ma, udite, udite…..con somma sorpresa abbiamo poi appreso che, mentre la nostra ricerca continuava tra vari problemi anche a causa di Harabaglia, nell'autunno 2002 costui diventava a nostra insaputa e “inspiegabilmente” l’esperto scientifico per le acque del ricco progetto europeo “Sedemed” di un dirigente della Provincia di Potenza. Il Sedemed era gemello di uno dei numerosi filoni dell’Agrifluid, e Harabaglia addirittura vi appariva come il coordinatore di team multidisciplinari ! Ma va ? Lui, che aveva causato tanti danni nel mio progetto, e che non era neanche riuscito ad eseguire le istruzioni che gli erano state dato.....

Ma Sedemed riguardava il censimento e il monitoraggio (anche con centraline multiparametriche.....) delle sorgenti della provincia di Potenza (che comprendeva anche la Val d’Agri da noi già studiata), ma con un budget che, udite udite, era circa la metà di Agrifluid ……, poi rinnovato per altri due anni con 198 mila euro !

Questo sì che era un progetto finanziariamente molto soddisfacente…….

Noi poveretti, invece, con soli 600 mila euro avevamo realizzato di tutto e di più, anche risultati non previsti dal finanziamento ricevuto: la sola carta idrogeologica (uno dei 24 prodotti forniti) valeva mediamente 260 mila euro!  Ed ecco quello che abbiamo fornito:

1) censimento e monitoraggio delle sorgenti, anche con centraline multiparametriche; 2) censimento dei pozzi per acqua; 3) monitoraggio dei pozzi con diverse campagne piezometriche; 4) prove di pompaggio e carotaggi della radioattività naturale; 5) raccolta dei dati termoconduttimetrici dei pozzi ed esecuzione di nuovi log su alcuni pozzi; 6) raccolta di dati termometrici; 7) monitoraggio delle piogge; 8) analisi geochimiche delle acque di sorgente; 9) analisi isotopiche delle acque di sorgente e delle piogge; 10) censimento dei sondaggi geognostici esistenti; 11) analisi delle perforazioni dei pozzi profondi AGIP; 12) analisi delle perforazioni dei pozzetti superficiali AGIP; 13) interpretazione delle stratigrafie dei pozzi; 14) rilevamento geologico e analisi di facies dei depositi pleistocenici della Val d’Agri; 15) tomografie geoelettriche della Val d’Agri; 16) analisi dello stato di fratturazione del substrato della Val d’Agri; 17) carta idrogeologica della Val d’Agri; 18) carta idrostrutturale della Val d’Agri; 19) database interattivo e interrogabile; 20) ricostruzione della struttura sepolta del bacino dell’Alta Val d’Agri; 21) ricostruzione idrodinamica e idrostratigrafica degli acquiferi porosi della piana dell’Alta Val d’Agri; 22) ricostruzione degli acquiferi fessurati dell’Alta Val d’Agri; 23) calcolo del bilancio idrologico;  24) monografia con 13 lavori di approfondimento e carte tematiche.

 Gli addetti ai lavori sanno bene che il valore di tutto quello che noi abbiamo realizzato, se comparato con il finanziamento di Sedemed, raggiungerebbe alcuni milioni di euro. Per giunta, erano in corso anche altri studi, prima che scoppiasse il polverone giudiziario.

Durante le indagini P. Harabaglia è diventato il graditissimo informatore dei poliziotti del col. Gentili, sovente inventandosi fatti e accadimenti a mio danno, simulando tracce di reato a mio carico, segnalando le persone da interrogare e i sodali che potessero avallare le sue farneticazioni, informando degli avvenimenti la stampa, ecc.

Per fare un solo esempio delle fandonie di costui, basti pensare che alla P.G. dichiarava testualmente in merito ai contratti dei miei più stretti collaboratori che “il valore di questi contratti era enormemente superiore a quelle che sono le consuetudini finanziarie all’interno di un ambiente universitario” (si trattava di contratti da 15 mila euro lordi per 5 mesi, rinnovabili), mentre il suo dipartimento (DISGG) attribuiva alla sua amica Barbara Rosa un contratto di ben 18 mila euro per 4 mesi...!

Chi controlla i controllori ?

Dopo la denuncia a mio carico, un atto dovuto è stato quello di chiedere conto dell'operato dei miei denuncianti in merito ai "loro" progetti POP-FESR, visti i danni che anche i geologi hanno dovuto subire. Una impresa davvero ardua !

Se il Rettore Lelj Garolla dichiarava che i progetti POP-FESR si erano regolarmente conclusi nel 2001 (scadenza contabile europea dell'intero programma settennale POP), il Rettore A. Tamburro invece dichiarava che il suo si era concluso nel 2004, quando “si doveva concludere” (in realtà doveva concludersi all'inizio del 1999, sic !), mentre la Regione lo smentiva pubblicamente, ricordandogli che aveva presentato la rendicontazione finale il 26 ottobre 2006, ovvero con ben 8 anni di ritardo!  E mentre l’Ufficio Programmi Comunitari della Regione dichiarava che erano stati sottoposti al cofinanziamento europeo solo i progetti conclusi entro il 31.12.2001, il Rettore Tamburro comunicava al Ministro dell’Università Mussi che erano state concesse delle proroghe ….!

Pochi sanno come funzionavano questi progetti. Ma vediamo.

I megaprogetti POP-FESR, finanziati sui fondi strutturali europei per le regioni sottosviluppate, dovevano produrre risultati  con dirette ricadute sul territorio per il suo sviluppo e dovevano essere realizzati in 24 mesi, pena il disimpegno di spesa dell’UE con conseguente perdita del cofinanziamento europeo (corrispondente al 60% del finanziamento).

I 22 progetti di ricerca POP-FESR dell’Unibas si dovevano realizzare in due bienni: 8 progetti nel 1996-98 e 14 progetti nel 1999-2001. La rendicontazione contabile avveniva trimestralmente e quella finale doveva avvenire entro 24 mesi, con restituzione dei soldi non spesi entro tale data, produzione dei certificati di spesa, accertamento delle spese e collaudo da parte della Regione Basilicata, che solo allora trasmetteva i finanziamenti. Proroghe potevano essere concesse dalla Regione  entro e non oltre il 31.12.2001, scadenza della contabilità dell’intero programma POP-FESR. In caso contrario si perdeva il cofinanziamento europeo e si dovevano restituire i fondi, con i conseguenti danni all’Unibas, che li aveva anticipati distraendoli da altri capitoli di spesa, all’erario per il mancato introito di danaro pubblico e alla Regione per l'incapacità di spesa, che avrebbe prodotto decurtazioni da parte dell'UE sui futuri contributi europei.

Ma è stato il disastro: nel 2004 c’era un ammanco di circa 2 milioni di euro nelle casse semivuote dell’Ateneo, per la mancata restituzione degli anticipi concessi ai progetti di 7 dipartimenti, che dunque non si erano conclusi entro il 31.12.2001 (ove la conclusione comportava una rendicontazione contabile le cui spese dovevano essere immediatamente accertabili dalla Regione). L’Ateneo è entrato in esercizio provvisorio nel 2005, la comunità universitaria ha subito molti danni per mancanza di fondi, e soprattutto li hanno subiti gli studenti e i docenti di Scienze Geologiche, defraudati dei 592 mila euro di una Scuola di Alta Formazione, usati per tamponare il disastro.

Il silenzio è stato totale. Nessun chiarimento perveniva a seguito di interrogazioni sui giornali, su internet e al Consiglio Regionale: nel luglio 2004 il governatore della Regione Basilicata, F. Bubbico,  era chiamato a dare spiegazioni dell’accaduto, ma costui si limitava a dire “la questione è già risolta”…. !

Finanche una interrogazione parlamentare dell’on. Capezzone nell’autunno 2006 non aveva un esito soddisfacente. L’interrogazione si arenò: in Parlamento sedevano anche docenti dell’Unibas, alcuni dei quali forse anche coinvolti in questi progetti europei. Il Ministro Lanzillotta non rispose e il Ministro della Ricerca Mussi (stessa area politica del Tamburro), (incredibile ma vero) interrogò proprio il rettore Tamburro.

Solo grazie ad un esposto alla Commissione Europea si riusciva a documentare parte della verità: tre progetti avevano perduto (in toto o in parte) il cofinanziamento europeo per centinaia di migliaia di euro a causa del mancato rispetto delle scadenze contabili europee, o per cose ancor più gravi, come l'impossibilità di accertare le spese sostenute......  

I progetti incriminati erano quelli del prof. S. Vellante e di  uomini di punta dell’Unibas, come i rettori A. Tamburro e F. Lelj Garolla di Bard, proprio coloro che mi hanno sospeso ! L’accaduto veniva coperto dal più assoluto silenzio istituzionale, venivano negati i danni  e nessun provvedimento veniva preso verso i responsabili. Ma.... l'obbligo di denuncia dei pubblici ufficiali ?

Ma c’è di più. L’ammanco di circa 2 milioni di euro nel 2004 e la concessione di proroghe sono ovviamente legati alla mancata conclusione nel 2001 dei progetti di diversi dipartimenti, molti dei quali però risultano aver beneficiato del cofinanziamento europeo. Ma gli uffici regionali (Regione) hanno dichiarato che solo i progetti conclusi entro il 31.12.2001 avrebbero ottenuto il cofinanziamento europeo. E allora ...?

E' più di tre anni e mezzo che attendiamo chiarezza sull'accaduto dalle indagini giudiziarie. Come contribuenti ci piacerebbe sapere, ad esempio, quali fondi pubblici sono stati usati per tamponare la perdita del cofinanziamento europeo di alcuni progetti se è vero, come si dice, che la Regione Basilicata avrebbe provveduto a restituirli all'Unibas (che li aveva anticipati).

Sappiamo bene che l’azione giudiziaria è una clava adoperata dalla politica…

Che fossi una persona scomoda per “l’affaire” Marinagri, era noto agli “addetti ai lavori”.

Le cronache parlano di una colossale speculazione edilizia realizzata sul delta del F. Agri, cui sarebbero legati gli arresti del sindaco Mario Altieri, la richiesta di provvedimenti per carabinieri che volevano indagare, le minacce di morte per esponenti politici che cercavano la verità, le indagini a carico di Vincenzo Vitale (imprenditore di Marinagri) per il tentato omicidio del senatore Decio Scardaccione, presidente dell'Esab, che venne gambizzato, sostengono gli investigatori, per vicende connesse alla proprietà dell' area in cui si voleva realizzare il villaggio. Un affare di partito si dice, una grossa storia per cui ci sono state anche interrogazioni parlamentari dei Radicali e interrogazioni di esponenti di PRC.

Negli anni “70” l’Ente per lo Sviluppo e l’Irrigazione di Puglia e Lucania era proprietario di terreni alla foce del F. Agri sullo Ionio, poi ereditati dall’ESAB e successivamente dall’ALSIA. Nel novembre 1973 il prefetto di Matera aveva espropriato in favore di Ittica Val d’Agri (poi Marinagri) circa 200 ettari di terreno alla foce del F. Agri per un impianto industriale di itticoltura, mai realizzato. Al posto dell’impianto, nell’alveo di piena del fiume è invece stato realizzato un complesso turistico finanziato con fondi pubblici (26 milioni di euro).

Per giunta si dice che i circa 29 ettari di terreno del vecchio alveo del F. Agri sarebbero stati intestati alla Marinagri (Ittica Val d'Agri) per diritto di accessione in qualità di frontista: in quanto tali, tuttavia, i 29 ettari non gli potrebbero appartenere perché esso non sarebbe mai stato frontista del fiume, essendo stato disattivato il vecchio alveo fluviale prima del 1972, come da documenti scientifici. E’ finita male: l’ALSIA  avrebbe avviato le procedure per ottenere la retrocessione dei terreni del vecchio alveo, dopo una diffida stragiudiziale del segretario provinciale del PRC.

L’ex governatore Bubbico è stato accusato dall’ex PM L. de Magistris di aver fortissimamente voluto Marinagri lì dove non poteva nascere, e cioè nella fascia inedificabile di pertinenza fluviale dell’Agri, così come perimetrata dall’Autorità di Bacino (AdB) nel Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) entrato in vigore il 14 gennaio 2002 e valido fino all’aprile 2009. Poiché il giudizio di compatibilità ambientale era determinante per la concessione del finanziamento pubblico, Bubbico avrebbe tempestivamente adottato, tramite l’AdB (che presiedeva), procedure ritenute illecite dall’accusa per una variante del PAI che avrebbe lasciato fuori Marinagri dall’area inedificabile della fascia di pertinenza fluviale. Come? Riperimetrando e riducendo drasticamente la naturale fascia di pertinenza fluviale, attraverso l’innalzamento di argini e muretti nell’alveo di piena del fiume.

Tale variante, tuttavia, pare sia rimasta nel cassetto e la nuova perimetrazione è stata divulgata dall’AdB solo con l’aggiornamento del PAI 2009: si dice che tale variante sarebbe servita ad ottenere il finanziamento pubblico (delibera approvata il 19 dicembre del 2002).

In qualità di esperta di delta “io sapevo”, ma soprattutto (Scanzano docet ) era prevedibile che io esternassi pubblicamente le mie perplessità sul rischio idrogeologico di Marinagri, che potevano diventare molto “fastidiose” per la sua realizzazione, anche in considerazione dell’inchiesta giudiziaria in corso.

Avrei potuto, per esempio, segnalare che Marinagri veniva realizzato in quella che era un’area ancora sottoposta a vincolo di inedificabilità dal PAI vigente per il rischio idrogeologico. Avrei potuto segnalare che il PAI (art. 6 e  7) vietava insediamenti nell’alveo di piena del fiume e interventi volti a ridurre la capacità di invaso nelle fasce di pertinenza fluviale. Avrei potuto segnalare il lavoro scientifico di Spilotro et al. (1998), che documentava come l’abbandono del vecchio alveo del F. Agri era avvenuto prima del 1972 , e che quindi Marinagri (Ittica Val d’Agri) forse non era mai stato frontista del F. Agri.  Avrei potuto indicare alcune evidenze morfologiche che “suggerivano” un possibile intervento umano nel deviare il corso del fiume (come lo stesso sindaco Altieri dichiara agli atti di  "Toghe Lucane") o nell’impedirgli di rioccupare il suo vecchio corso (vietati dalla legge); avrei potuto segnalare il rischio legato alle due dighe a monte di Marinagri, di cui una ubicata in zona sismica; avrei potuto spiegare il significato dei tempi di ritorno delle piene, su cui non c’è affatto da stare tranquilli, come insegna Soverato; avrei potuto segnalare il rischio per la qualità delle falde acquifere poco profonde, a seguito dell’ingressione di acqua marina nei canali scavati per le darsene di Marinagri fino ad una distanza di un chilometro e mezzo dalla costa, e così via.

Ma vediamo i fatti e la cronologia.

Nel marzo 2002, due mesi dopo l’entrata in vigore del PAI, la contestuale richiesta della variante e con l’inizio delle indagini a carico di Marinagri, il Preside di Scienze A. Tamburro mi denunciava con le modalità suddette. A consegnare la denuncia del Tamburro alla Procura di Potenza era la prof.ssa ing. Rosa Viparelli, consulente dell’Autorità di Bacino sul rischio idraulico del F. Agri e componente insieme a F. Bubbico del “Gruppo 183”, un'associazione per la difesa del suolo e le risorse idriche, nota per lo schieramento politico e le consulenze.

Le cronache riportano che nell’estate 2003, durante le indagini, il Gentili diventava socio di Marinagri (versando 100 mila euro); intorno al 20 novembre 2003 mi presentavo sulle reti televisive nazionali a denunciare i rischi geologici del sito di rifiuti radioattivi di Scanzano. Sarà sicuramente una coincidenza, ma il 28 novembre 2003 il col. Gentili proponeva al PM di chiedere una proroga delle indagini, a causa della voluminosa documentazione contabile-amministrativa. Le indagini acceleravano: i poliziotti della P.G. si presentavano nel mio dipartimento con tale assiduità da ingenerare crisi nervose di pianto nella segretaria. Peccato che, nonostante il furore inquisitorio, non vedessero alcuni documenti agli atti o addirittura esposti in bacheca, che mi scagionavano da alcune accuse. Chiedevo di essere sentita dal PM, ma non c’era niente da fare. Venivano coinvolti anche alcuni collaboratori al mio progetto, indagati (e ricattati) e/o a rischio di esserlo, e costretti a difendersi.

Nel luglio 2004 veniva presentata in Consiglio Regionale l’interrogazione sulla malagestione dei progetti europei POP-FESR e subito dopo nel settembre 2004 esplodeva lo spettacolo pirotecnico-giudiziario. Il clamore mediatico era davvero spropositato rispetto alle accuse: quella non era la divulgazione di una notizia, ma il killeraggio di una persona scomoda. Il col. Gentili si congedava nel novembre 2004 e diventava responsabile della sicurezza di Marinagri, ivi eleggendo il suo domicilio (cfr. cronache). Successivamente venivo rinviata a giudizio per una sequela di nequizie, la cui inveridicità in qualche caso era documentata anche da atti presenti nei faldoni giudiziari !

Ecco alcuni degli episodi più significativi che la dicono lunga sull’”accaduto”…..

Incredibile ma vero, mi rinviavano a giudizio con l’accusa di aver acquistato sui fondi europei un carrello–imbarcazione e un motore marino (ritenuti non attinenti all’Agrifluid), mentre nei faldoni giudiziari c’era il mandato di pagamento della liquidazione, in realtà avvenuta su fondi ministeriali MURST di un progetto sulle coste. Perché non avevano cercato?

Incredibile ma vero, mi rinviavano a giudizio per aver liquidato sui fondi europei spese di missione  (ovvero di miscela, ritenute non attinenti l’Agrifluid), mentre i documenti contabili indicavano che erano state liquidate sui fondi ministeriali MURST di un progetto sulle coste. Perché non avevano cercato? Eppure i documenti erano facilmente reperibili nella segreteria del dipartimento.

Sequestravano il gommone del Lab.di Geologia Marina con l’accusa di peculato e non lo dissequestravano perché secondo l'accusa mancava il titolo autorizzativo alla spesa, che invece c’era ed era agli atti giudiziari.

Sequestravano il gommone anche perché (testuali parole del PM): “non vi è agli atti alcuna documentazione che attesti l’uso (quantomeno pubblicistico) di tale costosa attrezzatura marina”. Incredibile ma vero, sulla bacheca all'ingresso del dipartimento campeggiava in bella vista un articolo giornalistico sul gommone con tanto di fotografia. In questo caso i documenti si trattava solo di vederli......

Incredibile ma vero, mi rinviavano a giudizio per aver comprato una lampada da ufficio (peraltro sempre rimasta nel mio ufficio), un acquisto normalissimo sui fondi dei docenti, in un Ateneo dove sono normalmente autorizzati gli acquisti di stufe, tende, condizionatori, piante, vino, attaccapanni, mobili, ventilatori, poltrone, ecc.!

E che dire poi dell’accusa scaturita da un rilievo dei Revisori dei Conti “di particolare interesse sotto il profilo penale (come da parole del PM), secondo cui al compenso omnicomprensivo originariamente previsto per alcuni contratti dell’Agrifluid io avrei successivamente aggiunto la liquidazione di spese forfettarie non previste….sic ! Dice il PM: “In sostanza all’originario compenso viene aggiunto un rimborso spese di pari importo, che raddoppia il compenso risultante dal testo contrattuale originario….Ci troviamo quindi in presenza di una erogazione aggiuntiva……..” Una bufala! Un rilievo e un’accusa inconsistenti scaturiti dal disordine amministrativo. Eppure sarebbe stato molto semplice verificare la verità: bastava solo confrontare le cifre previste negli “originari” contratti con quelle poi effettivamente erogate: erano uguali !

Nei miei confronti veniva esercitato un accanimento incredibile. Se la Procura di Potenza rimaneva inerte davanti alla pubblica denuncia, finanche su Striscia la Notizia, del mancato utilizzo e dello stato di abbandono delle serre didattiche di Agraria da 6 milioni di euro, si allertava invece  per il  “presunto” mancato utilizzo del vecchio gommone da 4 mila euro del Lab.di Geologia Marina del mio dipartimento.

C’era tuttavia una interessante coincidenza.

Mentre Harabaglia si affannava ad informare la P.G. e il gommone veniva poi sequestrato e il Laboratorio di Geologia Marina distrutto, nel dicembre 2003 la Regione attribuiva una faraonica consulenza da 1 milione e 554 mila euro sul “Monitoraggio dell’erosione costiera e sulla caratterizzazione dei sedimenti marini” .

Chi era il naturale referente scientifico in Basilicata sulle coste? Il Dip. di Scienze Geologiche, che contava su competenze scientifiche internazionali, sulle attrezzature del Lab. di Geologia Marina e su una cattedra di Geologia e Sedimentologia.

Ma la convenzione veniva attribuita all’Agrobios, un consorzio di ricerca in agrobiotecnologie, esperto in vivaismo, pomodori, frumento, ecc.,  al centro di richieste di indagine regionali e ministeriali, e molto chiacchierato per i progetti regionali più cari d’Italia. All’atto della convenzione all'Agrobios, privo delle necessarie competenze, venivano contestualmente affiancati con una consulenza tre geologi per “validare” i risultati, di cui due “forestieri” ed un terzo dell'Unibas, un collega di dipartimento dell’Harabaglia ! A firmare la convenzione era lo stesso dirigente che Harabaglia si era affrettato a presentarmi al mio arrivo, lo stesso del gruppo "Scanzano", lo stesso che si occupava di progetti europei, lo stesso su cui nell’agosto 2009 pendeva una richiesta di rinvio a giudizio per l’attribuzione di fondi europei per l'agricoltura a non aventi diritto.

C’era poi, dulcis in fundo, l’accusa di concussione che avrei esercitato a carico di alcuni miei collaboratori: ridicola nei confronti di chi, pur avendo ottenuto il collaudo finale del proprio progetto da parte della Regione (e dunque considerato concluso), aveva continuato la ricerca per altri due anni, fornendo risultati aggiuntivi non previsti dal finanziamento per centinaia di migliaia di euro !

Il processo non è cominciato bene: su 48 testimoni chiesti dalla difesa, ne sono stati ammessi solo 8, con l’esclusione dell’ex PM L. de Magistris e del capitano Zacheo, responsabile delle indagini su Marinagri.

Mi auguro che questa mia testimonianza contribuisca a fare chiarezza sull’accaduto e sul contesto socio-ambientale in cui difficilmente l'Università della Basilicata potrà mai svolgere in pieno e liberamente il suo ruolo di produzione e divulgazione della conoscenza, considerati gli interessi e le risorse della regione.

Albina Colella

Professore Ordinario di Geologia

Università della Basilicata